Ebbene ecco come il gruppo di Hacktivisti LulzSecITA , ci annuncia con un tweet l’inizio di quella che a detta loro sarà una “lunga settimana“.
Indicandoci che questa volta saranno supportati da un altro gruppo di Hacktivisti (Anon_ITA).
Questo perchè la mole di dati che stanno analizzando è “così grossa” che da soli non riescono ad analizzarla tutta.
Day 1 (06/05/2019)
Il primo dump è online :
come promesso dal loro primo tweet ecco il primo dump di username e password.
Questa volta nella loro “vetrina dei trofei” sono entrati l’Ordine degli avvocati di Caltagirone e Matera
che con password come questa :
ci fa riflettere ancora su quanto, ad oggi, il problema della sicurezza non sia solo prettamente tecnologico ma anche, ed aggiungerei purtroppo, sociologico.
Oltre alle classiche username e password, questa volta sono stati messi alla mercè di tutti anche dati strettamente personali come numeri di telefono (fissi e/o mobili) date di nasciata con tanto di luogo e via.
Day 2 (07/05/2019)
Come da promessa, ecco un nuovo tweet contenente un nuovo data breach
questa volta a pagarne le spese sono gli avvocati di Piacenza che si lasciano sottrarre ben 230 record contenenti informazioni sensibili quali username/passwor ma anche, come successo anche per il databreach di ieri, numeri di telefono / Fax , codici fiscali etc etc
Tra i vari siti colpiti sembrano esserci :
www.lextel.it |
www.studiolupi.net |
www.studiogiuffrida.it |
www.podrecca.it |
studio-legale-guidotti.it |
http://www.lexweb.eu |
http://www.cremona-zuffada.com |
mentre tra le varie password spunta fuori ad esempio:
(inutile aggiungere altro direi).
Ma diciamo che fino a qui sembrerebbe tutto nella “norma”, se così possiamo dire, ma il meglio è avvenuto verso le ore 15:00, con un tweet che recita:
si avete letto bene, 30.000 indirizzi PEC @ordineavvocatiroma.org (per l’esattezza 26.922), tra cui quello della sindaca pentastellata Virginia Raggi.
la quale a twitta:
Dalle date di ultima modifica di alcuni file possiamo dedurre che almeno dal 03/05/2019 queste informazioni sono in mano al gruppo di Hacktivisti
Un altro duro colpo verso le istituzioni Italiane, che sembrano essere paralizzate da tutto questo.
Day 3 (08/05/2019)
Dopo il polverone sollevato ieri, c’era da aspettarsi che il target del giorno 3 sarebbe stato di “poco contro” (se così possiamo dire), infatti questa volta ad essere colpito è l’operatore mobile Vodafone
questa volta però le password risultano criptate con hash abbastanza forti, a parte rari casi
Day 4 (09/05/2019)
Come se non bastasse, come cigliegina sulla torta ecco il nuovo target :
si avete letto bene il GARANTE DELLA PRIVACY , anche se il databreach sembra , almeno al momento, non contenere dati personali.
Le segnalazioni di alcuni utenti, come V e Fabrizio Carimati, ci fanno capire che la violazione potrebbe esser stata possibile grazie ad una versione old di liferay
Come previsto , dopo il tweet del gruppo di Hacktivisti si è scatenato un vero e proprio polverone che ha portato lo stesso Garante a scrivere un comunicato ufficiale, dove ci tiene a precisare che la violazione non è stata su http://www.garanteprivacy.it ma bensì su un’applicazione esterna.
Questo comunicato a portato alcune persone a sottostimare la violazione, in quanto non fra i dati violati non risulterebbero dati personali
A tal proposito vi rimando ad un articolo di Edoardo Limone , in quale cerca di far chiarezza sul termine Data Breach.
Day 5 (10/05/2019)
La giornata di oggi potremmo dire che è stata molto più “calma”, sotto l’aspetto databreach.
Anche se un tweet di provocazione ci lascia intendere che il documento d’identità di Mauro Nicastri ( Agenzia per l’Italia Digitale ) è nelle mani dei LulzSec.
Come Dulcis In Fundo non poteva mancare un deface ad un portale, questa volta l’attore coinvolto è TIM
che ad’oggi (11/05/2019) risulta ancora down:
L’ipotetica conclusione della “settimana nera” arriva con un tweet irriverente, dove con il mood sfottò on, gli hacktivisti ringraziano tutti gli attori conivolti
One thought on “La “lunga settimana” directed by LulzSecITA”